1/27/2021 0 Commenti Yoga e sportSei uno sportivo e non fai yoga? Mmmm ho la presunzione di sapere che hai degli acciacchi! Se fai uno sport come la corsa, il nuoto, il ciclismo...e non compensi con una disciplina più completa, a lungo andare, una parte della muscolatura che non usi mai, o poco, si attrofizza. Ci sarà una parte di muscolatura che continuerà a svilupparsi di più mentre un altra parte continuerà a rimanere inattiva, e questo spesso va a discapito delle nostre articolazioni e della nostra schiena. Lo yoga non è uno sport, ma è una disciplina che oltre che a lavorare su tutto il corpo, lavora anche sulla gestione del respiro e ad altri livelli più sottili che ti accorgerai nel tempo, con la pratica. Se lo guardiamo da un punto di vista più "superficiale", più occidentale, le prime cose che ci insegna questa disciplina è a conoscere e a gestire meglio il nostro corpo il nostro respiro, quindi la nostra energia, e le nostre emozioni. Non è un caso che sempre più atleti si avvicinano allo yoga, imparando a beneficiarne sia a livello fisico che mentale attraverso la pratica delle Asana, del pranayama e della meditazione! Quindi perché non provare?
Se sei uno sportivo e pratichi yoga mi piacerebbe che lasciassi un commento in questo post per dare la tua testimonianza!!!! E poi vi aspetto sul tappetino!!!
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1/24/2021 0 Commenti Yin yogaCiò che distingue lo yin yoga da tutte le altre pratiche di yoga che siamo abituati a praticare è che lo si esegue con i muscoli rilassati e le posizioni si mantengono per molto tempo 3/5 minuti. Per parlare di yin yoga, dobbiamo però conoscere anche la definizione di yang: stiamo parlando di due opposti: Yin rappresenta qualcosa di solido, nascosto, immobile, scuro, freddo, è l'energia lunare, femminile; yang rappresenta qualcosa di liquido, mobile, luminoso, visibile, caldo, è l'energia solare, maschile. Immaginiamo di suddividere il nostro corpo in tre principali tessuti: - Le ossa, che formano le articolazioni, - I muscoli e i tendini che muovono le articolazioni, - fra le ossa e i muscoli troviamo il tessuto connettivo. Se scartiamo le ossa perchè non sono elastiche( lo sono in una parte così infinitesimale, che poco ci interessa in questo contesto), quando parliamo di allungamento ci riferiamo al lavoro muscolare e del tessuto connettivo. I muscoli sono più elastici, il tessuto connettivo meno. Fra i tessuti quindi il tessuto connettivo è quello più yin, quello più profondo, nascosto, più immobile. E? la parte su cui si va a lavorare nello yin yoga. Siamo abituati nello "yang" yoga a lavorare sempre con la muscolatura attiva, c'è stato insegnato di tenere sempre i muscoli attivi anche per protegere le articolazioni, e perchè non dovremmo farci male, facendo yin yoga se si lavora nella maniera esattamente opposta cioè con la muscolatura rilassata? Quello che fa la differenza è che nello yin yoga non bisogna mai forzare nulla! Anzi, al contrario bisogna lasciare totalmente andare e lasciare che il corpo cambi, mano a mano che con il tempo entra nella posizione. Si entra e si esce dalle posizioni sempre con molta calma, e nel momento in cui iniziamo a sentire "l'Allungamento" bisogna stare fermi porsi in una atteggiamento di ascolto e assecondare il corpo che entra nella posizione, creando così un stress moderato, ma prolungato in modo da arrivare in profondità nel nostro tessuto connettivo. Può capitare di non riuscire sempre ad entrare in una posizione. I motivi sono principalmente due: - Le articolazioni sono in uno stato di tensione - le articolazioni sono in uno stato di compressione. Nel secondo caso si tratta della nostra conformazione ossea e c'è poco da fare Nel secondo caso Abbiamo possibilità di mutare migliorare questa cosa Le due forze di cui abbiamo parlato tensione e compressione creano quella che viene chiama forza "tensegrita" ed è il principio su cui si basano tutti gli equilibri. Ma noi come possiamo sapere se non entriamo in una posizione a causa di uno stato di tensione o compressione. Il campanello d'allarme è il dolore. Se sentiamo un dolore pungente a livello osseo, articolare stiamo creando una compressione e stiamo danneggiando il nostro corpo. Per lavorare in maniera sicura sul nostro tessuto connettivo dobbiamo sempre tener presente che lo "stres" che creiamo deve essere moderato e tenuto a lungo. Perchè lavorare sul tessuto connettivo? Perchè è stato studiato e dimostrato che tutti i tessuti se non vengono usati, si deteriorano ( così come al contrario se vengono usati troppo). Andando a lavorare sul tessuto connettivo si stimola la produzione di acido ialuronico che mantiene i nostri tessuti lubrificati e in salute. Quindi ci sono almeno quattro buoni motivi per stressare i tessuti del nostro corpo: - Per evitare la degenerazione causata da una prolungata immobilizzazione; - Per evitare che si atrofizzino, - Per evitare che le articolazioni si fissino, Per stimolare la produzione di acido ialuronico Con il passare degli anni l'acido ialuronico tende a calare e si tende a perdere quindi quella lubrificazione che ci permette di muoverci. Con lo yin yoga, ma anche con la pratica dello yoga andiamo a contrastare questo processo di invecchiamento dei tessuti. nel yin lavoreremo sui tessuti più profondi, nella yang, più "superficiali", ma tutte le forme di yoga stimolano il flusso di energia vitale (prana-chi) nel nostro corpo. Per questo una pratica di yin yoga dovrebbe donare uno stato di profonda tranquillità, ed energia nello stesso tempo In uno stile di vita moderno occidentale, la spina dorsale, di una persona viene usata pochissimo: Magari si passano ore seduti davanti ad un pc, poi si passa in macchina( seduti ) per tornare a casa, si passa la sera sul divano e ci si corica a letto. Se facciamo un lavoro in cui stiamo molto in piedi la nostra colonna va comunque in over stress. L'80 % delle persone in occidente infatti soffre di problemi cronici alla colonna. In modo particolare nella zona lobare perchè è la zona più soggetta ad andare in compressione.
Avevamo già parlato durante la pratica di Natale del significato di bhavana. Di questo sutra, questa frase che a me piace molto che dice: “Quando entra un pensiero negativo nella tua mente, rimpiazzalo con un pensiero positivo.” Questo concetto in sanscrito viene espresso con la parola Bhavana.
Buddha dice che noi siamo quello che pensiamo. Vuol dire che i nostri pensieri ci rispecchiano, ma anche che la vita che vediamo attorno a noi è il riflesso di ciò che produce la nostra mente. Per questo è importante cercare di avere dei pensieri positivi nella nostra mente. Questa “piccola” azione ha il potere di cambiare e migliorare le azioni con gli altri, di cambiare la nostra giornata e di cambiare la nostra intera vita. Per questo mi sembra un concetto davvero molto importante, e un buon proposito per iniziare bene l’anno. Vi invito a provare a fare un esercizio. Ci vuole un foglio di carta e una penna, in realtà meglio se prendete un’agenda, o un quaderno che usate per i vostri appunti, qualcosa insomma che non perdete facilmente, che vi rimane. Prendetevi qualche minuto di tempo, in cui nessuno vi disturba e compilate il seguente specchietto:
12/25/2020 0 Commenti Gli otto Passi dello yogaGli otto passi dello yoga
“Nel momento in cui sei venuto su questo mondo di esistenza, una scala è stata posta davanti a te per aiutarti a scappare” Rumi. Gli otto passi dello yoga possiamo vederli come se fossero 8 gradini per arrivare ad essere liberi: I primi due sono gli Yama e nyama, una sorta di codice etico che ci indica come fare per stare bene con se stessi e con gli altri.
- Satya: Verità, riguarda l’essere onesti, con se stessi e con gli altri. - Asteya: Non rubare. Non prendere nulla che non ti appartiene. Inteso non solamente nelle cose materiali, ma non rubare, il tempo, degli altri, non rubare energia ad esempio! - Bramacharya: castità. Nei tempi in cui lo yoga veniva praticato solo dai bramini, si pensava che non si dovesse fare sesso per non sprecare la nostra kundalini, la nostra energia. Ora viene inteso più come evitare di avere facilmente sesso con chiunque per onorare la nostra energia, la nostra persona. - Aphariga: non essere avari. Inteso come non volersi attaccare alle cose, non attaccamento! 2- Niama E’ il codice etico per vivere nobilmente con le altre persone. Anche i niama sono 5:
12/23/2020 0 Commenti Yoga sutra 2.33 Pratipaksha Bhavana"Quando sei disturbato da pensieri negativi, coltiva l'atteggiamento mentale opposto" ![]() E' la capacità di trasformare un pensiero negativo in un pensiero positivo. Possiamo pensare di non essere abbastanza bravi per ottenere una certa cosa, ma possiamo anche pensare di avere il potere e la capacità di farlo. Nel primo caso decidiamo di rimanere fermi, nel ruolo della vittima, continuando a sentirci incapaci, e continuando a giustificarci con mille scuse, nel secondo caso con un atteggiamento propositivo posso cambiare le cose. Provate a pensare qual'è quel pensiero negativo, (quella scusa) che vi blocca spesso nel fare le cose, nel prendere le iniziative, che vi tiene incollati nella votra zona di confort. La zona di confort nonostante il nome, non viene chiamata così perchè ci stiamo bene, ma è ciò che conosce la nostra mente, e alla nostra mente, che sia bello o brutto, piace muoversi in ciò che conosce. Se noi ci ripetiamo sempre le stesse cose e facciamo sempre le stesse cose, i risultati continueranno ad essere gli stessi. Il primo passo è quello di riconoscere di poter scegliere su come reagire, poi scegliere di agire nel modo più vantaggioso per sè. Le conseguenze di questa scelta possono cambiare la tua giornata, le tue relazioni, la tua vita 10/30/2020 0 Commenti Il cambiamentoQuando non siamo in grado di cambiare una situazione, ci troviamo di fronte alla sfida di cambiare noi stessi
Viktor Frankl Il Cambiamento Il cambiamento fa parte della natura. Ogni cosa in natura cambia, si evolve, muta, in risposta agli stimoli esterni col passare del tempo (Kala). Ma alla nostra mente piacciono le abitudini, piace fare sempre le stesse cose, muoversi all’interno di percorsi conosciuti. Creando degli schemi di pensiero che vengono chiamati samskara. Il concetto di Samskara descrive l’abitudine umana di agire meccanicamente, attraverso schemi mentali che si ripetono. Alcuni di questi schemi derivano dall’esterno: Famiglia, scuola, società, mentre altri siamo noi stessi che li creiamo. Non si tratta solo di schemi mentali, ma anche corporei, quando agiamo sempre nella stessa maniera, quando somatizziamo sempre nella stessa postura. Per questo la nostra capacità di vedere la realtà è come se fosse velata, e anziché analizzare ciò che ci succede reagiamo per schemi e preconcetti, come se avessimo il pilota automatico. Lo yoga ci insegna che ci sono tre ostacoli principali che ci impediscono di affrontare il cambiamento:
Possiamo quindi continuare ad opporci, subendo il cambiamento, oppure affrontarlo continuando ad essere radicati, centrati, lasciando andare vecchi schemi, per lasciare spazio a nuove (sane) abitudini, con umiltà! Lasciando da parte l’ego e aprendo la nostra mente. Lo yoga è lo stato di questa consapevolezza espansa, ma può anche essere il mezzo per arrivare a questa consapevolezza. Quindi, cosa fare?
Kapalabhati significa lucidatura del cranio. Si espira contraendo i muscoli addominali buttando rapidamente fuori l’aria e l’inspirazione successiva avviene passivamente con il rilascio dei muscoli. Questo pranayama porta ad aumentare il calore interno e a rendere la mente più lucida e attiva. L’attenzione è nel fare correttamente il movimento addominale che permette l’espirazione dell’aria. Mentre si attua la contrazione andrebbero attivati il mula bandha (il banda della radice) e l’uddiyana Bandha. Alla fine di ogni ciclo (che può avere una durata variabile a seconda del praticate) si termina con una lunga e lenta inspirazione, si trattiene in Kumbakha (polmoni pieni) premendo la lingua contro il palato, poi lentamenti si rilascia e si riprende la normale respirazione.
Ha un effetto purificante sui polmoni, ed è una buona pratica per i disturbi respiratori. Equilibria e rinforza il sistema nervoso, e tonifica gli organi digestivi. Purifica le nadi (vedi articolo precedente) e rimuove da distrazioni sensoriali. Da energia alla mente ed elimina la sonnolenza. Controindicazioni: non deve essere praticato da chi soffre di disturbi cardiaci, ipertensione vertigini, epilessia, infarto ernia ulcere. Non possonopraticarlo donne in gravidanza. 5/5/2020 0 Commenti Ujjaiy PranayamaIl respiro del vittorioso. Questo tipo di respirazione viene fatta mantenendo epiglottide strozzata in modo che l’aria passandoci attraverso produce un suono simile ad un sibilo. E’ un tipo di respirazione che facendola produce calore dal nostro interno e ci aiuta a mantenere la mente focalizzata.
Andrebbe usata durante tutta la pratica di Vinyasa Personalmente l’ho usata e mi ha aiutato spesso in montagna. Quando c’è molto freddo e bisogna smetterla di tremare (a volte non solo per il freddo) quando si è in situazioni un po’ estreme in cui servono calma, mente lucida, concentrazione. Il respiro ujjaiy ti riscalda da dentro e ti “riporta a casa”. 5/5/2020 0 Commenti Viloma PranayamaVi significa “contro” loma=”pelo”, “capello”. Quindi viloma viene tradotto come contropelo. E’ una respirazione frammentata che serve a generare un controllo più sottile sul flusso dell’aria quindi per aumentare la durata delle fasi del respiro e preparare ritenzioni prolungate.
Questa respirazione è composta da due fasi. Prima di iniziare andremo a prendere il nostro battito radiale facendo scorrere il pollice dx lungo il sn arrivando alla base del nostro polso dovremo sentirlo. Il battito radiale sarà il nostro manometro. A quel punto possiamo iniziare la prima fase: Fase uno: Dopo aver espirato completamente i polmoni inspiro per due secondi e trattengo due secondi, in due trattengo per due e così via fino a che non avrò riempito completamente i polmoni. Li trattengo per 5 secondi attivando il mula bandha e il jalarabhanda premendo la lingua contro il palato e poi lentamente rilascio. Fase due: Dopo una profonda inspirazione inizio ad espirare a tratti come ho fatto per l’inspiro. A polmoni completamente vuoti posso attivare 5 secondi il jalarabandha e poi riprendere la respirazione normale. Il vilomama pranayama completo consiste nell’unire i due cicli di seguito. Può essere di aiuto la visualizzazione di una scala: partendo dal basso ogni inspirazione è un gradino che si sale, si raggiunge la cima della scala quando si è a polmoni pieni, si trattiene 5 secondi poi si ridiscende e ogni gradino è un frammento di espirazione fino a che non si è tornati alla partenza. Perfezionamento: Aumentare il numero di gradi. Per farlo occorre ridurre la quantità d’aria. Benefici: questo pranayama normalizza la pressione arteriosa, migliora gli stati di iper e ipotensione. La fase a è più rinfrescante e dinamizzante, mentre la fase B è più sedativa e può aiutare ad addormentarsi. Viloma pranayama camminando: Essendo così ritmata si presta bene durante la fase di marcia in natura. Es.: Si cammina inspirando per i primi 4 passi, ed espirando per altri 4. 5/5/2020 0 Commenti Pranayama e Bandha![]() La respirazione yogica completa è formata da quattro fasi: L’inspirazione(puraka), la ritenzione a polmoni pieni (kumbakha), l’espirazione (rechaka) e la ritenzione a polmoni vuoti (suniaka). Prima di iniziare a fare gli esercizi di pranayama è utile fare padahirasana, una tecnica che serve per liberare bene le narici. Si fa intrecciando gli avambracci davanti al petto e portando le mani sotto alle ascelle. Da li si attua una leggera pressione. In modo particolare si andrà a fare più pressione sotto all'ascella opposta della narice chiusa. Nell'inspirazione il respiro viene portato in profondità, espandendo l’addome, il torace e il petto. In questa fase il diaframma si abbassa per lasciare spazio ai polmoni. Anche tutti gli organi addominali e le viscere che si trovano sotto al diaframma si muovono verso il basso dove incontrano il diaframma pelvico che, se non contratto si espande. Il diaframma toracico è una lamina muscolo tendinea che separa il torace dall'addome. Viene anche chiamato secondo cuore, perché non smette mai di funzionare. Il suo funzionamento incide sia sulla respirazione che sulla postura. L’escursione del diaframma durante una respirazione normale a riposo è mediamente di circa 1,5 cm che si traduce in un’immissione di aria di poco superiore a 0,5 litri, pari a 6/7 litri di aria al minuto. Nella respirazione yogica completa, il diaframma muovendosi in tutta la sua capacità di movimento immette una quantità d’aria pari a quasi 2,8 litri che si traduce in 80 litri di aria al minuto! Per ottimizzare, incanalare al meglio la nostra energia impariamo ad attivare i nostri diaframmi. Nello yoga questi diaframmi rappresentano i bandha. La parola bandha dal sanscrito significa “chiusura” Luchetto” e sono tre: Il diaframma pelvico viene chiamato Mula Bandha. La parola mula dal sanscrito significa radice, per questo viene anche chiamato il banda della radice. Per attivarlo si contraggono i muscoli del pavimento pelvico. Generalmente questo banda viene attivato nella fase di ritenzione a pieno quindi in kumbaka ed ha anche una funzione di protezione e contenimento delle nostre viscere addominali. Salendo troviamo il secondo bandha che si trova a livello del diaframma toracico. Si chiama uddiyana banha. Uddiyana significa “elevarsi”, portare verso l’alto. La sua attivazione avviene generalmente nella fase di ritenzione a vuoto, quindi nel suniaka. Viene fatta attivando il diaframma e spingendo gli organi addominali verso l’alto e verso la colonna vertebrale. Controindicazioni: persone che soffrono di colite, ulcere intestinali, ernie diaframmatiche, e problemi addominali in genere. Benefici: Stimola la funzione del pancreas del fegato e rinforza e rinforza gli organi interni. Si rilascia poi inspirando lentamente e controllo. Il terzo bandha si trova a livello della gola. Si chiamna Jalandhara bandha. Jalandhara significa “rete”, “maglia” e viene attivata portando il mento verso la fossetta clavicolare chiudendo quindi la gola. Può essere fatto sia nella ritenzione a pieno, in kumbakha che in suniakha. Quest’ultimo banda regola il flusso del sangue e del prana al cuore, alle ghiandole del collo, alla testa e al cervello. Può essere controindicato in caso di artrosi cervicale, alta pressione intercranica vertigini, ipertensione e disturbi cardiaci. Quindi ricapitolando la terminologia: Inspirazione: Puraka Kumbakha: ritenzione a polmoni pieni Espirazione: Rechaka Suniakha: ritenzione a polmoni vuoti Mula bandha: bandha della radice, diaframma pelvico Uddiyana Bandha: banda del diaframma toracico Jalandhara bandha: chiusura della gola |
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Dicembre 2020
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